2. Sapete perché i classici sono classici? Italo Calvino diceva che lo sono perché non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire. I classici continuano a parlare molti anni dopo essere stati scritti, perché continuano a trovare orecchie per essere ascoltati. I classici ci mettono in discussione, continuano a emozionarci anche cinquecento anni dopo la loro pubblicazione. I classici sono classici perché fanno appello direttamente alla parte immortale dell’essere umano.
3. Sapete perché molti adolescenti usano il linguaggio a modo loro? Perché hanno costruito i loro modelli linguistici durante l’infanzia e quando crescono trovano che romperli sia divertente. Inventano neologismi, esplorano i limiti delle parole, giocano con i doppi sensi, con l’ironia… Fanno ciò che devono fare: abbattere i modelli prestabiliti per costruirne di propri. Lo stesso vale per la matematica: se abbiamo costruito bene il discorso e gli alunni hanno capito perché 10 + 5 fa 15, saranno curiosi di sapere perché 10 + 5 può fare anche 3. Abbattono un modello e ne creano uno nuovo.
5. Inizia un film e si sente una musica d’organo che suona una melodia in tonalità minore. La prima scena mostra una casa al centro di una radura, una casa vittoriana, nella nebbia. È notte. C’è un silenzio denso, forse un lupo che ulula in sottofondo. Cosa pensate? Di sicuro si tratta di un film horror. Perché? Perché per tutta la vita avete costruito il modello dei film horror e il vostro cervello non fa altro che fornire le informazioni mancanti. Anche questo è un classico.
7. Gli alunni di scuola media sono un pubblico difficile. In alcuni contesti stanno già cercando di rompere o capovolgere i modelli prestabiliti, mentre in altri i loro modelli di riferimento non sono ancora abbastanza solidi per essere abbattuti. Con Il viaggio di Sam ci siamo ritrovati in questa situazione. Sanno che si tratta di un romanzo o di un film d’avventura, ma non hanno ancora consolidato a sufficienza la struttura classica del viaggio dell’eroe che lo accompagna e, quindi, invece di rompere con questo modello, abbiamo deciso di aiutarli a costruirlo: Il viaggio di Sam segue lo schema classico del viaggio dell’eroe.
11. Inoltre, il viaggio dell’eroe è il viaggio di molti dei nostri alunni di matematica. Come l’eroe di una storia di avventure (Sam, in questo caso), i nostri alunni sentono il richiamo dell’avventura (il richiamo delle sfide matematiche), ma in un primo momento, lo rifiutano. Non si sentono capaci, non si sentono pronti. Ma se tutto va bene, faranno un incontro con il mentore (l’insegnante) e qualcosa cambierà. Gli eroi (gli alunni) accetteranno la chiamata e varcheranno la soglia che li allontana dalla loro zona di comfort. Si addentreranno nell’ignoto, e lì affronteranno problemi, sfide, nemici (a volte saranno loro stessi) e forse un’ultima prova da superare (la noia, la pigrizia, lo stesso sistema educativo boicotta le loro idee). Ma la loro perseveranza sarà premiata: la conoscenza e i processi su cui basare nuovi interrogativi. Inizieranno il viaggio di ritorno con la gioia di aver trovato il loro elisir, che in realtà non è altro che una buona dose di curiosità e di domande nuove che permettono loro di ricominciare sempre da capo: un’altra chiamata all’avventura, un altro mentore, un’altra via d’uscita dalla zona di comfort.
13. Questo articolo sembra essere composto da pezzi slegati tra loro, ma non lo è. Formalmente, ad esempio, i paragrafi sono numerati in base a una sequenza di numeri primi. Perché? Per rompere uno schema e costruirne uno nuovo. Forse ve ne eravate accorti e, leggendo, vi stavate godendo la vostra prontezza d’intuito con un silenzio complice. O forse no, e allora vedere che abbiamo iniziato dal 2 e non dall’1 vi avrà fatto sentire scomodi. Se fossimo come dei bambini che non sanno ancora contare, che non sanno che prima del 2 viene l’1, non ci importerebbe, perché non avremmo alcun modello di riferimento.
17. L’articolo finisce qui. Se è ben costruito, avrete trovato l’elisir: più curiosità, più domande. Se siete insegnanti, potete trovare un modo per portare l’elisir in classe. In caso contrario, speriamo che troviate un modo per dargli vita. Comunque sia, non lasciate mai che il grande mostro (la noia, l’ozio, lo stesso sistema educativo che boicotta le vostre idee) vi porti fuori strada, lontani dal percorso dell’eroe.